Patologie connesse alla movimentazione manuale dei carichi: il nemico del terzo millennio.

Nel settore industriale si riducono gli infortuni connessi all’uso delle macchine e attrezzature di lavoro ma aumentano le malattie professionali; eppure in molte aziende è ancora assente una corretta valutazione del rischio.

È certamente intuibile da chiunque che dopo 30 anni di “Direttiva Macchine” (a partire dalla primissima Dir. 89/392/CEE), e complice il progressivo avanzamento dell’età pensionabile, il risultato sia di ritrovarci oggi con una popolazione lavorativa mediamente più anziana che interagisce con macchinari intrinsecamente più sicuri.

Le conseguenze sono ovvie: nel comparto industria si riducono gli infortuni per ore lavorate ed aumentano le denunce di malattia professionale. In altre parole i lavoratori, anziché infortunarsi, invecchiano ed hanno una maggior probabilità di sviluppare una patologia connessa al lavoro.

Patologie che, a differenza dell’infortunio che è immediatamente riscontrabile, intervengono mediante un meccanismo di lento accumulo nel tempo.

Dal Rapporto INAIL pubblicato a gennaio 2020 (https://www.inail.it/cs/internet/docs/alg-dati-inail-2020-gennaio.pdf) si apprende che le denunce di malattia professionale protocollate nel 2019 sono state 61.310; ben 1.725 in più rispetto allo stesso periodo del 2018 (+2,9%).

Le patologie denunciate sono aumentate solo nella gestione Industria e servizi, da 47.424 a 49.378 (+4,1%), mentre sono diminuite in Agricoltura, da 11.491 a 11.294 (-1,7%), e nel Conto Stato, da 670 a 638 (-4,8%).

Nella gestione industria e servizi è concentrato l’80,6% delle patologie denunciate nel 2019, seguita dall’Agricoltura (18,6%) e dal conto Stato (1,0%).

In ottica di genere, le denunce di malattia professionale sono state 648 in più per le lavoratrici, da 16.006 a 16.654, (+4,0%), e 1.077 in più per i lavoratori, da 43.579 a 44.656 (+2,5%); oltre un quarto dei casi è denunciato dalle donne.

In crescita sia le denunce dei lavoratori italiani (il 93% del totale), che sono passate da 55.659 a 56.993 (+2,4%), sia quelle dei comunitari, da 1.246 a 1.452 (+16,5%), ed extracomunitari, da 2.680 a 2.865 (+6,9%).

Ma quali sono le malattie professionali più ricorrenti?

Guarda caso si tratta delle patologie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo (38.492 casi); seguono quelle del sistema nervoso (6.678, con una prevalenza della sindrome del tunnel carpale) e infine dell’orecchio (4.311). Queste malattie rappresentano quasi il 90% del totale dei casi denunciati all’Inail.

Risulta pertanto curioso come ciò nonostante, nel mondo produttivo continui a destare enorme attenzione il rischio di sviluppare un’ipoacusia, quando i dati smentiscono tale priorità: le denunce di malattia professionale a carico del distretto rachide/spalla/braccio/mano superano di oltre 10 volte quelle presentate per danni all’udito.

Eppure oggigiorno è difficile entrare in un’industria produttiva e non trovare una valutazione di esposizione al rumore, e spesso gli otoprotettori a disposizione dei lavoratori; per contro, invece, la valutazione dei rischi connessi con la movimentazione manuale dei carichi è molto molto datata, gravemente incompleta o, peggio, addirittura assente.

È quindi evidente che l’impresa attenta a tutelare in primis la salute dei lavoratori ed in secondo luogo gli interessi dell’Azienda, debba necessariamente procedere alla valutazione preventiva di questi rischi; valutazione che può essere condotta secondo le metodiche standardizzate delle norme ISO 11228-1-2-3 suggerite dal D.Lgs. 81/2008.

Approfondiamo insieme queste tematiche durante il corso di formazione organizzato da SKILLAB ed in partenza il 12/3/2020, valido anche per i crediti formativi di RSPP, ASPP e formatori. Il corso si pone l’obiettivo di fornire concretamente ai partecipanti le competenze e gli strumenti necessari a condurre efficacemente la valutazione.

https://www.skillab.it/corso/sa/notizia/1048/05-la-valutazione-dei-rischi-da-sovraccarico/

Paolo Settimelli
ASATECNO S.r.l.

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